Nella nota di apertura a Una pietra sopra, Italo Calvino scrive: «La società si manifesta come collasso, come frana, come cancrena […] e la letteratura sopravvive dispersa nelle crepe e nelle sconnessure, come coscienza che nessun crollo sarà tanto definitivo da escludere altri crolli». Nel 1980, Calvino, nonostante la perdita dell’ideale giovanile di una letteratura come conditio sine qua non per la costruzione di una nuova società, ribadisce la sua fiducia nei confronti delle lettere, elevandole a strumento indispensabile per uscire dal labirinto-realtà. Oggi la letteratura di Calvino può essere ancora definita una scrittura che «sfida il labirinto» oppure risulta «resa al labirinto»?[1]
Se negli anni Ottanta e Novanta l’opera calviniana ha avuto un grosso impatto sulle generazioni di...